Sorge a circa 70 km dalla nostra città e per soli 5 km in territorio barese, anche se dal punto di vista religioso appartiene alla Diocesi di Brindisi.
Menzionato nei documenti di età sveva, già nel 1195 veniva esplicitamente definito “luogo detto rotondo”, probabilmente a causa di un insolito centro storico di forma circolare, con stradine concentriche intorno alla Chiesa Madre.
Riportato ai primi posti di tutte le classifiche nazionali per le sue tante peculiarità, spicca senza dubbio la particolarissima architettura a tetti spioventi detti “a cummerse”, per via delle tegole in pietra murgiana tagliata ad arte. Solo che qui le “cummerse” non vengono usate per rivestire i coni dei trulli ma delle falde spioventi e aguzze di abitazioni alte e strette che ricordano lo stile gotico delle costruzioni nord-europee. La loro forma serviva a raccogliere l’acqua piovana che veniva convogliata nella cisterna posta al di sotto del pian terreno. Costituiva una riserva importantissima di acqua potabile, risorsa preziosa in un territorio poco piovoso.
Ma, a tutto merito dei residenti che ne custodiscono la pulizia, il candore e la bellezza, c’è da dire che a colpire è anche il bianco abbacinante delle case tinteggiate a calce sin dal ‘600, le stradine con i balconi fioriti e alcune abitazioni signorili che punteggiano il centro, come il barocco Palazzo Morelli. La magia di questo territorio si manifesta anche a chi si ferma ad osservare la suggestiva visione della Valle d’Itria.
Qui descriviamo brevemente il nostro breve “Tour” in quello che probabilmente viene superato in bellezza da altri borghi in Italia ma, sicuramente, è fra quelli che ci son piaciuti di più.
Chiesa Madre S. Giorgio Martire
E’ dedicata a San Giorgio patrono della città. La chiesa Madre sorge come ampliamento di altre due chiese una del XII e l’altra del XVI secolo, i cui resti sono ancora visibili all’interno, grazie ai lastroni di vetro sul pavimento. La facciata è in stile neoclassico e sul timpano la raffigurazione in rilievo di S. Giorgio; l’interno è a croce greca con una cupola alta 35 metri. A sinistra la Cappella del SS. Sacramento con le sue 42 formelle cinquecentesche che riproducono scene bibliche del Vecchio e Nuovo Testamento. Nell’abside la tela raffigurante l’Ultima Cena (1841) del pittore napoletano Gennaro Maldarelli, al quale si deve anche la tela di S. Giorgio (1841) posta sull’altare maggiore. Altra opera degna di nota è la Madonna del Rosario (1769), sulla destra, incorniciata da 15 ovali raffiguranti i Misteri, firmata dal pittore martinese Francesco De Mauro. Ogni cappella è adornata da altari barocchi di manifattura napoletana realizzati fra il XVIII e il XIX secolo.
Chiesa dell’Annunziata
Fu eretta agli inizi dell’800 ed ingloba nella parte posteriore del presbiterio un ambiente coperto da una bassa volta a botte, che costituisce una zona dell’antico ospedale costruito verso il 1560. Il piano sovrastante era un tempo la vecchia chiesa della Addolorata; successivamente, nel 1872, ospitò il primo asilo infantile del paese. E’ attaccata alla chiesa di S. Giorgio.
Palazzo Morelli
Lasciata la Chiesa Madre, ci si inoltra verso il centro del paese, e sulla strada si incontra Palazzo Morelli, esempio unico ed illustre di architettura barocca in paese. L’attuale facciata fu rinnovata nel ‘600 dall’allora sindaco di Locorotondo Rocco Morelli.
La Torre dell’orologio
proseguendo il cammino incontriamo l’antico Municipio oggi Biblioteca Comunale, con la Torre dell’orologio.
Chiesetta di S. Maria del Soccorso
Proseguendo per via Aprile si trova la chiesetta, che fu eretta nella prima metà del 1600 dalla famiglia Borrassa. Sull’altare c’è una tela raffigurante la Beata Vergine, che ha in braccio a sinistra il Bambino e a destra un bastone per colpire il diavolo.
Chiesa di San Nicola di Myra
Anche questa chiesetta nel centro storico di Locorotondo, dal punto di vista religioso, ricade nel perimetro della Diocesi brindisina. Ogni secondo sabato del mese si celebra la funzione con rito ortodosso.
“Eretta attorno al 1660 per iniziativa di un notabile locorotondese, la struttura architettonica del piccolo edificio è assai semplice, ma originale: un’unica aula coperta anteriormente da una volta a botte e, per il resto, da una cupoletta con tamburo su pennacchi. Esternamente la copertura è caratterizzata da una cummersa (tetto a spioventi ndr) che ricopre l’unica navata e da un trullo in corrispondenza della cupola (nascosto dal campanile ndr).
Sul soffitto della navata troviamo dieci riquadri (cinque per lato) con scene della vita e dei miracoli di San Nicola di Myra e, al di sopra, una teoria di angeli musicanti; sui pennacchi sono rappresentati i quattro Evangelisti, tra cui vale la pena notare il San Luca, pregevole per la inconsueta versione iconografica. Questa vuole, infatti, che il santo venga raffigurato mentre ritrae una Madonna con Bambino. Secondo la tradizione San Luca avrebbe dipinto la prima immagine della Madonna, la cosiddetta Hodigitria di Costantinopoli, in cui il bambino compariva sul braccio sinistro della Madre.
Nei quattro scomparti del tamburo trovano posto scene di vita eremitica e, sull’intradosso della cupola, una serie festosa di cherubini ruotanti attorno all’Eterno Padre, raffigurato con il classico globo terracqueo ed in atto benedicente.
L’unico altare esistente è ornato da una edicola a timpano spezzato, di gusto tardo cinquecentesco, nel cui riquadro (oggi non più visibile ndr) sono raffigurati San Nicola e Sant’Antonio da Padova in adorazione del SS. Sacramento; la scena è completata in basso da un piccolo angelo che reca tre sfere d’oro, simbolo del santo di Myra.
Ai piedi dell’altare un originale Presepe, invero molto bello, composto da tante pietre dipinte da un artista locale.
Infine ricordiamo, sempre sulla botte, la piccola balaustra circolare dipinta a trompe-d’oeil, ovvero a
visione prospettica, entro cui è posta una colomba.
Questa considerevole produzione pittorica può essere datata in parte negli anni immediatamente successivi all’edificazione ed in parte (pennacchi, cupola e quadro dell’altare) tra fine ‘700 ed inizi’800.”
Abstract: AA.VV. ProLoco Locorotondo, Locorotondo uno dei borghi più belli d’Italia.
Non deve meravigliare la presenza nei secenteschi affreschi di “angeli musicanti” con antichi strumenti, visto che le melodie cristiane rientrano per convenzione nel cosiddetto patrimonio gregoriano. “E’ un canto sacro e per lo più anonimo, monodico, ossia ad una sola linea melodica, in origine non accompagnato da strumenti musicali. Le melodie si tramandarono oralmente sino alla fine del IX secolo, momento in cui, con la nascita della scrittura musicale, i monaci andarono a fissare per sempre sulla pergamena il repertorio dei canti codificatisi in ambiente romano-franco durante il IX secolo.
Anche Locorotondo dà testimonianza di una vita culturale, liturgica e musicale assai ricca e animata, sostenuta dall’arciprete, dal cantore (la seconda dignità), dal maestro di cerimonie e da un nutrito gruppo di sacerdoti. Essi, infatti, ufficiavano regolarmente il giorno liturgico che iniziava al tramonto della sera precedente a quella della festa, con i primi Vespri. Quindi, i sacerdoti si alzavano nella notte fredda e buia per cantare e pregare; chiamavano questo momento Ufficio divino della notte o Mattutino, che cominciava dal canto del gallo e terminava verso l’alba. (..)” (R. Catucci, I codici liturgico-musicali)
Porta Napoli e Piazza Vittorio Emanuele II
Attraverso Porta Napoli si accede alla ottocentesca Piazza V. Emanuele II, nata in seguito ai rifacimenti che Locorotondo subì dopo l’Unità d’Italia. Sullo sfondo, una antica struttura muraria in pietra calcarea con arco sovrastato da una piccola edicola con la statua della Madonna.
La Villa Comunale
Di fronte a Porta Napoli, un giardino pubblico con ampio belvedere sulla Valle d’Itria. Al suo interno alcuni monumenti e, tra questi, quello dedicato ai Caduti in guerra.
La Chiesa dell’Addolorata
A sinistra, uscendo dalla villa, si incontra la Chiesa dell’Addolorata, realizzata sulle ceneri di un castello trecentesco. Si narra che, nel 1855 fu fatto abbattere da un sacerdote, per redimere quel luogo dalle atrocità che si erano verificate ai danni di chi vi era detenuto. Per questo impose di costruire la Chiesa dell’Addolorata. Al suo interno conserva diverse statue lignee raffiguranti l’Addolorata, la Madonna della Croce e Cristo risorto provenienti dalla chiesa dell’Addolorata vecchia che si trovava alle spalle della Chiesa Madre. Il soffitto è dipinto a tempera e al centro di ogni campata vi sono i simboli allegorici del martirio di Cristo.
Via Nardelli
Uscendo dalla chiesa dell’Addolorata si consiglia di percorrere per intero via Nardelli che, costituisce un’unica lunga terrazza da cui è possibile vedere dall’alto, i terreni e le case in provincia di Martina F., Ceglie M., Cisternino Ostuni. Guardando a sinistra si potranno ammirare gli alti palazzi e le case “a cummerse”.
Alla fine della strada è possibile ammirare il Campanile della chiesa Madre di S. Giorgio Martire alto ben 47 metri.
Chiesa della Madonna della Greca
È una delle chiese più antiche di Locorotondo. Il primo edificio risalirebbe al VII-VIII secolo mentre quello attuale è del XV secolo. Quest’ultimo fu fatto costruire nel 1480 su commissione di Pirro Orsini del Balzo principe di Taranto, in visita a Locorotondo, cui è dedicata una statua. Si decise di edificarlo sul sito dove già esisteva una grotta con un’immagine della Madonna e ancora oggi si intravede traccia della primitiva struttura, in un affresco sul muro destro della navata centrale. Il prospetto è a campana con spioventi laterali che accennano la ripartizione interna delle tre navate. La facciata è traforata da un rosone in pietra realizzato nel XX secolo dal maestro locorotondese Domenico Rosato su disegno di Vito Giuseppe Curri. Il rosone è una riproduzione del precedente, medievale, andato distrutto nel corso di lavori ad inizio ‘800. Sugli angoli superiori della prima alzata della facciata sono collocate le statue dei santi Pietro e Paolo provenienti con ogni probabilità dall’antica Chiesa Madre. In ottimo stato si conservano alcune opere scultore in pietra locale. Sull’altare maggiore sovrasta il polittico della Madonna delle Rose con Santa Lucia, San Pietro, San Paolo e Sant’Oronzo, commissionata nel XVI secolo da Ottaviano Loffredo, signore di Locorotondo. Altre due opere pregevoli: il bassorilievo di San Giorgio del 1559 in fondo alla navata di sinistra, e la statua di un guerriero inginocchiato con le mani giunte dall’identità misteriosa. Per alcuni si tratta di Pirro Orsini Orsini del Balzo, per altri di Ottaviano Loffredo. La statua di San Giorgio equestre fu scolpita nel 1050 e si trovava nella seconda edificazione della Chiesa Madre. Fu poi trasportata nel 1790 nella chiesa della Madonna della Greca.
Facciata e rosone
Navata centrale
Navata laterale sx
Navata laterale dx
Facciata posteriore con campanile